Pubblicità di stato… popolare cinese
Riprende la diatriba tra Google e la Cina dopo il problema dei mesi scorsi per un presunto attacco ai server di Google da parte di hacker per conto del governo cinese.
Ora le agenzie di Pechino minacciano cause per danni se l’azienda americana abbandona il mercato cinese. Ma ne frattempo le tensioni si calmano ed il motore di ricerca americano continua ad operare. Infatti una fuoriuscita di Google dal mercato cinese minaccia di trascinarsi dietro anche pesanti conseguenze giudiziarie in America.
In una lettera pubblicata su un sito affiliato con la Televisione centrale cinese le aziende che vendono spazi pubblicitari su Google in Cina hanno infatti domandato chiarezza sulle intenzioni del colosso americano. Inoltre hanno minacciato di chiedere esosi rimborsi nel caso di una chiusura delle attività cinesi.
Google è ormai da mesi alle prese con una faticosa trattativa con il governo di Pechino per quanto riguarda le sue attività in Cina. Google ha accusato la Cina di avere ordito un attacco a suoi siti email, e quindi oggi chiede maggiore sicurezza e migliori condizioni nel mercato.
In caso contrario minaccia di togliere i filtri censori al suo motore di ricerca cinese, cosa che automaticamente comporterebbe la chiusura delle sue attività qui ad opera del governo.
Pechino sostiene di essere estranea agli attacchi, dice che in ogni paese si rispetta la legge del posto e se Google vuole lasciare la Cina sarà Google a perdere.
Ora le minacce delle agenzie di pubblicità aprono una nuova dinamica. Da mesi gli affari languiscono, spiegano i pubblicitari, né i contratti vengono rinnovati vista l’atmosfera di generale incertezza sulle decisioni dell’azienda informatica Usa.
In realtà nel breve periodo è improbabile che avvengano colpi di scena e chiusure improvvise.
Google non si muove da sola, un’azienda di queste dimensioni e di questa importanza mediatica, ha la benedizione o almeno la luce verde da parte del governo americano.
In tutto ciò la questione di Google ha smesso di essere una vicenda puramente commerciale e ha assunto sempre più toni politici. È una specie di cartina tornasole dei rapporti bilaterali, e delle tensioni che si aggrovigliano intorno ad essa da parte di quanti, da una sponda e dall’altra del Pacifico, vogliono magari menare le mani.
(fonte LA STAMPA – Francesco Sisci)
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